Quindici uomini sulla cassa del morto.
Non so voi ma spesso rimpiango i bei tempi dell’infanzia, e
grazie al cazzo direte voi, mettiti in fila.
Avete ragione, sarò fuori luogo, fuori posto, insomma sarò
fuori…ma mi manca essere bambino. E da bambino mi piacevano i pirati.
Ho giocato ad un gioco al pc da ragazzino, che se lo
vedessero quelli d’adesso, della generazione playstation3000, la WiiGeneration,
gli AppRagazzi, mi whatsapperebbero un sonoro vaffanculo, di quelli che ti
colpiscono al chip. Un gioco che utilizzava SCUMM come motore di gioco ed è
uscito in floppy disk per la prima volta nel 1990…insomma sto parlando di “The
Secret of Monkey Island”! Un gioco di pirati!
Non so bene il motivo, e spero di scoprirlo via via
scrivendo, ma nel vedere il film #Andarevia, con al regia di Claudio Di Biagio
(ho detto Claudio Di Biagio, non “nonapritequestotubo”) mi ha ricordato
vagamente quel gioco, e più in generale le storie sui pirati che tanto amavo da
piccolo, e che amo ancora.
Sapete quando siete bambini, vi chiedete sempre cosa farete
da grandi. Io mi facevo sempre una miriade di castelli mentali, e sono passato
dall’astronauta anche solo per vedere la terra dall’alto, al cantante per
vedere la terra…dal basso. Ma in ognuno dei mestieri che vedevo nel mio futuro
professionale…c’era sempre un pò di pirateria. E di quella alla monkey island!
Fatta di gentili donzelle, di responsabilità sospese, di vodoo, di locali, di
alchool e d’ironia. Ah…e anche di completa pazzia!
Quindici uomini sulla cassa del morto, e una bottiglia di
rum.
Ecco se sostituite quindici con cinque e rum com
birra…capite perché ho pensato a questa frase e ai pirati quando il
protagonista (c’è un protagonista?) di #Andarevia Marco, interpretato da un implacabile
Matteo Quinzi (che tra questo, freaks e gli sketch con the pills fatico a
ritenere una persona tranquilla! Ma ti fanno fare solo gli iracondi a te?) si
scola una birra dopo l’altra su una spiaggia della Sardegna dopo troppo tempo
in mare.
Yo ho, yo ho, beviamoci su.
Eh si. Perché #Andarevia è assolutamente “da berci su”. Una
favola piratesca ai giorni d’oggi. E aggrottate pure le sopracciglia voi che
l’avete visto e vi state chiedendo “ma che diavolo centra con i
pirati?”…aggrottate aggrottate…che tanto io non mi offendo.
Marco è un ragazzo con problemi d’ira che affronta un
improbabile avventura in barca perché “potrebbe essere d’aiuto” ai suoi
problemi. Marco non si sente problematico, non si sente “matto”, e non vuole
stare per tre giorni su una barca di matti. Ma alla fine si convince, o forse
non si convince ma le onde che spingono le nostre vite, come onde del mare,
alla fine ci spingono dove vogliono loro, e aivoglia a mettersi li con le vele
a cercare di riprendere in mano le redini della propria vita.
Il progetto accoglie, oltre a Marco, altre quattro persone
“strane”, Eva, che si scorda le cose, Valerio, disadattato innamorato, Pablo,
muto, e Stefania, rupofobica (ossessiva paura dello sporco).
Sulla barca ci sono altre due persone, normali…quelli che
dovrebbero sorvegliare i matti…ma, che Giovenale e Alan Moore mi perdonino per
la scomoda citazione, “chi sorveglia i sorveglianti?”.
Ragazzi la questione è questa, il viaggio in mare…non è
altro che un viaggio nella mente dei cinque “matti” e in particolare nella
mente di Marco…e non c’è posto nè per noi, che infatti lo seguiamo da qui,
davanti al computer…non stiamo in mare…e guai ad avvicinarsi che poi Marco lo
sai…quello s’incazza ed è la fine.
E non c’è spazio neanche per i sorveglianti. Marco lo dice
molto chiaramente ad uno dei due con un sonoro “che cazzo vuoi?”…e non lo
whatsappa mica.
Ed è così che rimaniamo soli…noi e i matti. Ed entriamo nel
loro mare….innamorati e intimoriti da questo viaggio come Valerio, ci
dimentichiamo praticamente subito del perché siamo lì, e dei sorveglianti, come
Eva (“chi era?”)…non ci sporchiamo le mani con quello che vediamo, noi non
siamo come loro, non siamo matti, e assomigliando in questo modo anche a
Stefania e a Marco ce ne stiamo qui, davanti al pc, a viaggiare…muti come
Pablo.
E la traversata a questo punto ci trasforma in pirati. A
tutti. Combattiamo tutti insieme contro una maledizione che non sappiamo
affrontare, ci sentiamo intimoriti dalle nostre stranezze, come mostri marini,
ma senza chiederci nulla andiamo avanti…alla ricerca di un qualcosa, un
bottino…da depredare.
Come si dice velocemente, l’unico apporto utile dei
sorveglianti in questo nostro viaggio, il mare (e in un certo senso anche il
cinema, nei suoi modi più disparati) ti costringe ad eliminare quel punto fermo
che è la terra su cui poggi i piedi…e immersi, in questo modo, in queste acque
liquide e non…sei costretto a trovare in te stesso l’unico punto di
riferimento…
Ragazzi essere il punto di riferimento di se stessi è una
responsabilità pesante. E per noi che siamo matti…ah no noi non siamo matti,
giusto. Per noi che siamo qui…non sia mai che questa pesantezza ci butti
giù…sul fondale di questo maledetto mare. A questo punto…andiamocene sulla
terra ferma.
Terra! Terraaa!
Approdiamo sull’isola di Tortuga. Qui…qui possiamo
fregarcene di noi, di come siamo fatti, di pesci e di rum. Ce ne freghiamo…ma
una volta che hai assaggiato i sette mari… Ti rimane dentro…non puoi che
salpare di nuovo…non puoi che andare via!
Eppure la terra corrompe, confonde…e alla fine rischi di
perderti, di perdere gli altri, di perdere e basta.
Il nostro viaggio con i matti si conclude così, come è
iniziato. Loro sono ancora lì…e tra l’altro non si sono neanche accorti di noi.
Noi spegniamo il computer, torniamo sulla terra ferma e ci
dimentichiamo di loro, come Eva.
E chissà se un giorno non ci svegliamo su una barca in mezzo
all’oceano…che un pò pesanti e un pò leggeri non facciamo che andare avanti…che
andare via.
Il film lo trovate in streaming qui: ANDAREVIA di Claudio Di Biagio
Il film mi è piaciuto anche se ho un problema(sono matto) devo per forza sapere come è andata a finire per tutti gli altri matti ...stefania che fine ha fatto ? devo per forza contattare claudio XD ... bella recensione ma non conosco quel vecchio gioco ::P
RispondiElimina