venerdì 8 marzo 2013

Ep. 11 - La Bibbia e la Chitarra

Che poi volevo scrivere una canzone. Una di quelle che cambia la storia. Non la tua…la mia storia!

Ho sempre amato iniziare con un tono di chi ha già detto qualcosa e te lo sei perso. La gente si chiede da dove sei partito e a te non te ne frega niente in quel momento. E allora perché, direte voi. Perché iniziare così se poi non te ne frega niente? Non lo so. E alla fine non me ne frega. Niente.

Che poi la musica non è che la sapessi proprio creare. Strimpello la chitarra da quando avevo 7 anni ma non ho mai imparato a suonarla. Ho speso un botto di soldi per una chitarra fender acustica in color madre perla ma alla fine io la chitarra…non la sapevo neanche suonare. O per lo meno non la sapevo suonare come quella chitarra meriterebbe. E talvolta mi sento anche in colpa per questo. Per la chitarra intendo. Più che altro per aver tolto a chi è più bravo di me la possibilità di farsi venire i calli sulle dita con quella fender in madreperla. Poi penso che poteva andarle peggio. La suono. E me ne frego.

Volevo scrivere una canzone, e nel tempo ne ho scritte tante. D’amore quando non ne avevo. Di altro quando avevo amore. Ma alla fine non me ne piaceva neanche una. Cestinate.

Quella chitarra mi guarda sempre quando mi alzo dal letto. O almeno questo è quello che penso, che poi si sa…le chitarre non ne hanno di occhi. Ma ormai sapete che quel che penso accade o quel che accade lo penso, o che è tutto un fottuto scherzo, quindi chissenefrega.

Mi specchio nel color madreperla della mia chitarra ma è solo una patina di colore e non è che mi si vede molto bene la faccia. E’anche vero che allo specchio non mi vedo tanto meglio quindi…

Com’era quel passo della bibbia?

“Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia”

Dicevamo? Ah si. La chitarra.

Che poi le canzoni erano tutte smielate. Tutte. Tranne qualcuna che invece era tutta moralista, sai di quelle canzoni tutto “ehi tu ti spacco la faccia, perché la droga fa male ma il mio pugno di più” al contrario di “fumiamo la maria, evviva e cosi sia” etc. Per fortuna le ho cestinate.

Sai tipo quelle stanze da Motel americano anni ’70…la moquette verde per terra, i mobili in legno, la tv in bianco e nero con la rotellina che sembra un fottuto microonde, ehi quella roba fa male. Sai tipo il mobiletto accanto al letto matrimoniale, che poi c’andavi da solo e perché cazzo ti prendi un matrimoniale? Sai tipo la “Holy Bible” nel cassetto? Eh…si, dai. Un clichè di terza categoria ma fa ancora il suo effetto. Ora però ho una chitarra in mano. E sono seduto sul matrimoniale.

Il sudore mi inizia a calare dalla fronte, troppo alta per i miei gusti. Ed è come se stessi marciando. Un due tre. Passo. Un due tre. Passo. E la chitarra adesso…me la imbraccio. Un due tre. Passo. Com’era? Ah si…indice, primo tasto, seconda corda. Un due tre. Passo. Medio, secondo tasto, quarta corda. Un due tre. Passo. Anulare, terzo tasto, quinta corda. Un due tre. Passo.

E questo è un Do. Ora passiamo all’arpeggio.

E ritorno bambino. Nella mia camera. Davanti il mio insegnante. Sono di nuovo qui. Lui mi guarda e mi chiede “Cosa vuoi? Che t’insegni a suonare veramente la chitarra? O vuoi soltanto strimpellare?”.

La scelta più difficile e nello stesso tempo più facile della mia vita.

Che poi la chitarra in realtà neanche mi guarda quando mi alzo.
 

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