martedì 17 luglio 2012

Ep. 10 - Hanno ucciso l'uomo ragno, ed io ho la nausea.

Il mio problema è sempre stato di essere un prodotto di nicchia. Di nicchia anche per me. Nel senso che manco io riesco e ho voglia di leggermi, sia quando scrivo...che quando non scrivo. Ma il vomito diventa sempre più acido se lo mantieni in bocca, se lo trattieni. E anche se stare lì con la testa chinata sulla tazza del cesso, con le immagini di tutte le volte che ti ci sei appoggiato con il culo su quella tazza (creando un nesso logico faccia-culo che ti fa incazzare ancora di più), anche se questa umiliazione ti distrugge...non puoi fare a meno di liberarti e...giù come un rubinetto rotto. Si, in quella melma verde, arancione (ma che cazzo ho mangiato?) non ti ci riconosci, non riconosci il tuo pane quotidiano! Ma stai bene: dovevi farlo!
 
La metafora è un pò forte ma il pulp mi è sempre piaciuto un casino: un armonia di truculento spirito di freddezza e cinica esposizione del reale.
Scusate ho un po' di nausea.
 
L'altro giorno ho visto il nuovo film in salsa Nolan dell'UomoRagno. Il reboot. Insomma quello dove ricomincia tutto da capo. La visione ha risvegliato in me riflessioni su questo amichevole arcnandro (come lo definiscono i Cavalieri Inefficaci, nella loro cover in stile Petrarca 'trucidaron l'aracnandro') riscoprendo una notevole vicinanza emotiva con il giovane Peter. Ora tutti sanno che dietro ad ogni supereroe, o almeno quelli di una volta, i classici, c'è una filosofia adulta e la loro intera vita è una riflessione sulla vita stessa nei suoi vari aspetti. Galeotto fu Tarantino nel suo "Kill Bill volume due" per la sua riflessione sulla filosofia di Superman, che altri non è che la vera natura dell'uomo d'acciaio a differenza di Clark Kent che rappresenta invece la sua critica alla società umana e all'uomo medio, goffo, distratto ed impacciato.
Ecco vorrei tentare con la presunzione di non riuscirci a tessere una simile riflessione sull'omino spararagnatele.
Il vero concetto dietro allo stupefacente Uomo Ragno sta tutto in un punto chiave della vita di Peter Parker.
Scusate ho veramente la nausea.
Andiamo lentamente.
 
Peter Parker è uno sfigato che pensa di non avere qualità. È l'uomo che si sottovaluta. L'uomo che non vuole credere in se stesso perchè non vuole in alcun modo assumersi la responsabilità che credere in se stesso causerebbe.
Il ragno che lo morde è la vita che ti sveglia a schiaffi in faccia. Uè Peter, vaffanculo, alzati da quel letto e fai qualcosa cazzo. Pensi di essere uno sfigato? Facile eh? Facile piangere da mammina che sei uno sfigato! Che poi la mamma manco ce l'hai! Vaffanculo Peter tu puoi arrampicarti sui muri! Si cazzo guarda. Ora sei talmente potente che puoi arrampicarti sui muri. Le scalate, sociali e non...saranno una cazzata per te!
Eh no. Non bastano i poteri al povero Peter. Lui sta lì che scopre le sue potenzialità solo soletto nella sua camera, come se scoprisse di avere una durata invidiabile in un rapporto sessuale masturbandosi davanti ad un computer!
Il danese Søren diceva:
«Non c'è nulla che spaventi di più l'uomo che prendere coscienza dell'immensità di cosa è capace di fare e diventare.»
Che nausea del cazzo.
 
Ed il momento chiave ragazzi miei non è ancora arrivato. Eh no. Perché il momento chiave di tutta la filosofia dell'arrampicamuri arriva nei nostri schermi con un sonoro BANG!
Zio Ben è morto ragazzi. Zio Ben è morto...perchè il buon vecchio Spiedey qui non si è preso le sue responsabilità.
Eccolo il momento chiave. Radicato senso di colpa. Se fosse benzina sarebbe un tipo di benzina che ti basta un pieno solo in tutta la tua vita e la macchina non resterebbe mai a secco. Benzina perpetua, ma ad un costo esorbitante. Un prezzo impagabile. Il senso di colpa. Ah che cos'è il senso di colpa. Praticamente da zio Ben in poi tutto ciò che fa l'uomo ragno è per senso di colpa! Tutto. Ecco cosa c'è dietro a "The Amazing SpiderMan", dalle edizioni Corno al reboot del 2012, passando per Raimi, l'Ultimate e l'uomo ragno negro: il senso di colpa.
 
Ragazzi io sono cresciuto. Come l'uomo cresce. Il senso di colpa lo si interiorizza. E sapete perché? Perché è una responsabilità, e le responsabilità si devono prendere. L'uomo ragno si ferma lì, al senso di colpa, agisce per esso. L'uomo va oltre, si assume le responsabilità...che derivano dalle sue potenzialità. E questo zio Ben gliel'aveva detto a Peter. E l'uomo ragno, quello dentro di noi intendo, lo doveva ancora capire quando l'hanno ucciso. L'uomo ragno intendo, non zio Ben. E stiamo attenti che tra un po' uccidono anche l'uomo. Punto.
Questa nausea mi distrugge.


venerdì 4 maggio 2012

Ep. 9 - Liberamente Ispirato Ad Una Storia Vera

Mi chiamo Ikuo. 29 anni.
L’11 Marzo 2011 ero in Giappone.
Alle 14.45 circa, ora locale, il mare ha smesso di essere calmo.
Il bilancio oggi parla di 15.703 morti accertati, 5.314 feriti e 4.647 dispersi.
L’11 Marzo 2011 ero in Giappone.
Mi sono alzato, come ogni mattina, presto. Mia moglie dormiva. Le ho dato un bacio sulla fronte. Avevamo litigato la sera prima ed eravamo andati a letto con l’odio in gola. C’eravamo fermati solo perché non ce la facevamo più. Non avevo dormito molto. Mi sono preparato la colazione ripensando alla discussione.
L’11 Marzo 2011 ero in Giappone.

“Mi hanno stufato questi atteggiamenti. Ok? Vaffanculo! Non c’è solo il lavoro Miku. Ci sono anch’io. Non puoi prendere certe decisioni senza consultarmi. Siamo sposati. E io non posso di certo prendere bene il fatto che tu vada per un mese in america per lavoro solo perché ci porterà un bel po’ di soldi!! Ok?”

“IKUO! Ma non capisci che può essere la svolta del mio lavoro? Potrei ottenere la promozione che desidero da tanto tempo!”

“Ma ti senti? Senti le tue parole? Ma non ci riesci proprio a considerare che io esisto? Che sono qui…sono una persona? Con delle emozioni? Sentiti: ‘mio lavoro’ ‘che desidero’! Tu, tu e solo tu. Sempre e solo tu. Qui il discorso non è sull’andare lì…l’avrei forse anche accettato. Ma qui il problema è sul fatto che non me l’hai chiesto. Non mi hai avvertito. Hai fatto tutto da sola! Tanto io avrei accettato la cosa comunque! Capisci? Capisci qual è il problema?”

“Ikuo! Non riesco a capire perché tu non capisca quanto sia importante per me questo viaggio!”

“E io non riesco a capire perché tu non riesca più a dare valore a questo matrimonio!”

“…ok. Ikuo. Senti. Vado a farmi un giro. Devo prendere una boccata d’aria! Prendo la Harley!”

“Vai. Vattene. Io vado a dormire. Ricordati di metterla nel container quando torni. E non mi svegliare. Anzi fai una cosa. Non tornare proprio. Che è meglio”

Il cappuccino è amaro.
Per fortuna non mi ha dato retta. Per fortuna è tornata. Svegliarmi stamattina e non trovarla sarebbe stato devastante per me.
Mi faccio il nodo alla cravatta. E vado a lavoro. Non me la sento di svegliarla o di aspettare che si svegli. Non ce la faccio per ora. Parleremo più tardi di ieri sera.
Mi sono svegliato veramente presto. Sai che faccio? Non prendo neanche l’Harley per andare a lavoro. Stamattina me la faccio a piedi. L’aria mi rinfrescherà le idee.

L’11 Marzo 2011 ero in Giappone.

A lavoro non riesco a stare concentrato. Mi aspettavo una chiamata qualcosa. E invece niente. Non mi ha chiamato. A quest’ora dovrebbe stare a lavoro. Puntuale com’è. E non mi ha chiamato. Cazzo quanto è testarda. Mi fa venire i nervi. Perché non riesce a pensare a me. Cazzo io sono qui che non riesco a lavorare per quanto sto male della nostra lite e lei non ci pensa. Una chiamata. Un messaggio. Cazzo questo matrimonio sta diventando un inferno.

L’11 Marzo 2011 ero in Giappone.

Bene. Che ironia. A lavoro mi hanno detto che devo andare in mattinata a Fudai, nella prefettura di Iwate. Che ironia. Dovrei avvertirla ma sai che ti dico? Non una chiamata. Nulla di nulla. Sai che ti dico? Parto. Senza dirglielo. Quando arrivo lì la chiamo e glielo dico. Così magari capisce che vuol dire. Dovrò starci un paio di giorni. Perfetto! Capirà cosa vuol dire. Neanche una chiamata cazzo.
Yamamoto-Fudai. 343 km.

L’11 Marzo 2011 ero in Giappone.

Non so se siete informati. Se ne avete letto qualche notizia. Qualche testimonianza. In ogni caso, partendo dal principio, era il 1997 quando si spense Kotoku Wamura, sindaco del villaggio di Fudai. Durante il suo incarico lottò duramente per la costruzione di una diga a Fudai. La realizzazione avvenne tra il ’72 e l’84 e costò circa 30 milioni di dollari. Beh grazie a questa diga nel 2011 il villaggio di Fudai fu risparmiato dal disastro in Giappone.
Grazie a Kotoku Wamura io, che alle 14.45 mi trovavo a Fudai, non conobbi la morte che invece incontrarono 15.703 persone sotto l’acqua dell’oceano pacifico.
Tra quelle 15.703 persone c’era mia moglie. E io non l’avevo chiamata.
L’11 Marzo 2011 ero in Giappone. Ma non morivo. Mentre mia moglie affogava, la mia casa veniva inghiottita dalle acque, e tutte le mie cose venivano risucchiate dal mare, io ero a Fudai, in Giappone, salvato da una diga. Ma ero veramente salvo?

18 Aprile 2012. Canada. Coste di Graham Island.
Un uomo, Peter, trova un enorme container bianco sulla spiaggia. Lo apre e dentro vi trova mazze da golf, oggetti per il camping e altro. Il tutto ricorda un enorme palla di ruggine. C’è una cosa però che è staccata dalle altre. Quasi intatta. Una Harley-Davidson quasi in ottime condizioni con delle valigette di ferro arrugginite attaccate sul retro. Un insolita variante dei borsoni di pelle giganti che si vedono di solito su queste moto.
Peter ha contattato subito una tv del posto che hanno trasmesso le immagini del ritrovamento in tutto il Canada.

È successa una cosa incredibile. Ad un anno circa dal terremoto sono tornato nella mia città. Tornato tra le macerie dove ho perso tutto. Poche settimane fa ho visto un notiziario. Parlavano di un ritrovamento di una moto in un container bianco. Ho visto le immagini. Era la mia moto. In Canada! Hanno ritrovato la mia moto in Canada. In un anno la mia moto ha attraversato gli oceani, viaggiando per 6.500 km in un container di metallo. E poi ho contattato le tv rivendicando la mia proprietà. Ho preso un aereo e sono venuto qui. In Canada. A riprendermi la mia moto. Non penso che la riuscirò mai più a guidare. Ma non m’importa. Non la rivoglio per quello. Non so neanche perché la rivoglio.

Ora sono qui. Davanti a questa moto arrugginita. Un anno fa piangevo la scomparsa di mia moglie. Sono sempre stato abituato al dolore della morte. Ho perso i miei genitori quando ero ancora piccolo quindi diciamo che la “morte”, in tutto ciò che può portare, come un onda gigante, non mi era nuova. Ho sofferto per mia moglie. Ma non perché era morta. Ho sofferto perché non avevo avuto l’opportunità di riappacificarmi con lei. Ecco perché sono venuto qui. Per sentirla vicina. In qualche modo. Per toccare questo manubrio arrugginito e pensare a lei.

E’ incredibile come sia rimasta intatta. Anche le valigette di ferro. Arrugginite. Ma lì. Attaccate. Vediamo cosa c’è dentro.

L’11 Maggio 2011 un terremoto, seguito da uno Tsunami, sconvolge il mondo portando via migliaia di vite dal Giappone.
Quasi un anno dopo, un uomo in Canada piange davanti ad una lettera ormai praticamente illeggibile, dove però si riescono a intravedere tre parole: “Scusa! tua Miku.”



P.S.
Cio che avete letto è un racconto di pura e totale immaginazione basato su una notizia, di un fatto accaduto realmente, letta su internet. Ecco le fonti e la storia vera di Ikuo:

Articolo TgCom
Articolo "National Post"
Articolo "Blitz Quotidiano"

mercoledì 18 aprile 2012

Ep. 8 - Misery non deve morire, e nemmeno io!



Io scrivo su questo blog, giusto?
Questo blog è di mia proprietà, giusto?...Senti tu…con quella faccia da bravo avvocato…vaffanculo! Chissenefrega se appartiene a Blogger, che a sua volta appartiene a Google Inc., a sua volta creato da Dio in persona per spiegare la bibbia ai suoi fedeli. Questo l’ho aperto io. Ok? E’ mio. Per come la vedo io né i cervelloni dietro a Blogger, né Google Inc., né Mark Sucamberg poteva scrivere quello che scrivo io.

Dio forse si! Ma questo è un problema tra me e lui…e non ti riguarda.

Insomma scrivo su questo blog. E quando non mi va di scrivere…non scrivo. Siamo d’accordo no? COL CAZZO.

Qui c’è questa tipa no? Pare una donna. Sulla cinquantina. Ha una mazza in mano. E mi ha rotto tutte e due le gambe. Bene.

Ecco se questo blog l’avesse scritto Dio, col cazzo che sta cosa accadeva!

Affinché si adempisse la Scrittura “Non gli sarà spezzato alcun osso”.

E invece io sono qui. Seduto sulla sedia. Davanti ad una macchina da scrivere (un cazzo di computer no? Non so neanche come si usa una macchina da scrivere!). Con tutte e due le gambe rotte. Bene.

In sostanza: mi bevevo il mio cappuccino quando questa mi sfonda la porta, entra in casa, mi da una mazzata alle gambe e poi inizia a parlare con un sorriso sadico. Inizia a sparare stronzate come “non faccio che leggere il tuo blog”, “non posso stare senza i tuoi post”, “sono l’unica cosa che mi porta avanti”…cose così. Il mio orgoglio, non vi nascondo, mi stava ficcando il cervello nel culo, visto che invece di pensare alle mie gambe rotte…o che ne so al cappuccino per terra…stavo pensando a quanto mi piacesse ascoltare quelle parole di stima.

“PERCHE’ CAZZO NON SCRIVI PIU’?”

Cosa? Non scrivo? Ah si cazzo. E’ un po’ che non metto post. Bè ho avuto da fare. E non c’ho pensato.

“E ORA SARAI COSTRETTO A PENSARCI”

Insomma mi prende con una forza di cento uomini (ho sempre desiderato dirlo!) mi mette su questa sedia. Davanti a questa macchina da scrivere. E mi dice “Scrivi!”

Eccomi qui. E ora che cazzo scrivo? Allora. Allora. Allora. Ma non mi viene in mente nulla cazzo!

“MI STAI DELUDENDO! VOGLIO SENTIRE UNO DEI TUOI SOLITI POST. UNO DI QEUI TESTI PSICOPATICI!”

Ecco bella. Ascolta. Mettiamo subito in chiaro una cosa. Io non sono psicopatico. Forse tu. Ok? i miei testi non sono psicopatici.
Semmai sono psicoApatici! La mia noia esistenziale che mi attiva il cervello e mi fa scrivere cazzate. Ok? il mio non è un blog per pazzi. Non mi fraintendere. Sono contento che tu lo legga. Ma non è un blog per pazzi schizzomalati che a cinquant’anni vanno in giro con una mazza in mano. Ok?

“SCRIVI!”

Ok. Devo scrivere qualcosa. Vediamo. Macchine. Si macchine. Mi piacciono. Che cazzo dico? Allora.

Stavo sulla mia Fiat Panda e ascoltavo “Love with the Smoke of the Pipe” dei Pijeans, proprio quando la musica orchestrale si sfuma sul rumore di un cerino acceso, seguito dal fumo aspirato, ecco che passa questa Porsche accanto a tutta velocità, mi supera a destra e mi tocca lo specchietto. “Mi tocca” è un eufemismo. Il termine più appropriato è “mi frantuma”. Non c’è più. Non vedo più un cazzo di specchietto destro. Vaffanculo. Cerco di prendere la targa ma non ci riesco. Troppo veloce.
Inculato. Ah la vita! Di porci e di panda, nella giungla vige sempre una e una sola regola. Quella del più forte.

E io sto qui.
Con le mie gambe spezzate, senza potermi muovere.
A scrivere cazzate.


In effetti non molto diverso da prima!



Aiutatemi…

venerdì 30 marzo 2012

Ep. 7 - Amore hai una penna?



“Amore hai una penna?”
“No!”
“Cazzo!”
“Volete ordinare?”
“Si, allora prendiamo un Tequila Bum Bum, dei salatini e una coca cola!”
“Si, e poi volevamo sapere se si può prenotare una canzone.”
“No. Mi dispiace, stasera c’è musica dal vivo!”
“Ah. Ok. Allora…avete per caso una penna?

Appunto, appunto…devo appuntare! Che cazzo devo appuntare?  Che ho preso una cazzo di coca cola perché sono il coglione che guida? Che appunto? Che quello davanti a me legge Dylan Dog? Oh mio dio…Dylan Dog! Un Fumetto…da solo in un locale il giovedì sera? Cos’è? Un pervertito? Che ordina? Un margarita? Margarita e Dylan Dog? Un pervertito. Senz’altro un pervertito.
E questa musica? Aaaaaah.

“Tequila…Buona…Forte…ma…ma cazzo fa ingrassare! Sai quanto cazzo dovrò correre per smaltirla? Questo locale è naif! Certo questo sfigato qua davanti legge fumetti e beve…cosa? Non si sa! Cazzo che sfigato. Accanto stranieri che palle gli stranieri. Gli stranieri sono S T R A N I. Vabbè ma torniamo alla tequila. Sul mio tavolo non c’è solo un bicchiere, ma due. L’altro? Bibita analcolica. Coca. Si perché lui deve guidare. Cazzo che sfiga.

I tavolini di questo locale sono fighissimi, le cameriere per fortuna no…così non le guarda! Ma che cazz...? Tanto non le guarda comunque. Torniamo ai tavolini…Sono a forma di LP. Mi piace. Le luci sono soffuse. Io e lui siamo in attesa del duo che inizierà a suonare. Nel frattempo pazzeggiamo. Anzi…scriviamo. Scriviamo pazzeggiando. È appena entrata una bionda…ma che cazz..?  No, ha delle scarpe con un tacco stratosferico. Luci soffuse. La musica accompagna qualunque cosa stia facendo. Lui è vicino a me. È dolce…a differenza della tequila.
Che tra l’altro è già finita.
Cazzo…era forte!

“Tanto poi il ghiaccio si scioglie” dice lei, e certo! Solo che dopo non è Coca Cola! E’ acqua sporca di coca e lime, amore mio!
Il tavolo accanto è pieno di turisti! Non capisco da dove cazzo vengono. Non capisco. Dylan di guarda intorno... Cazzo guardi? Torna al tuo fumetto.
La musica accoglie. Non capisco.
No! Cazzo! Arriva il venditore ambulante. No grazie non mi serve niente. Non ci serve niente, vero amore? Ecco bravo vai, vai avanti…che qui non spicci niente!
Dylan, cazzo, smetti di guardarci!! Leggi il tuo fumetto e non rompere!
Il negro va al tavolo degli stranieri. Guardali mentre fanno i ciglioni! Vendo, compro, Ah! Ah! Ah! Non capisco.
Loro si. Loro capiscono. Tra stranieri ci si capisce e vaffanculo.
Non capisco.
L’unica cosa che capisco è che…ti amo amore mio!


Builder. Dei Rithma. L’ultima canzone in radio prima che due uomini sulla ventina inizino a cantare versioni acustiche di grandi classici. Beh Builder è più adatta a quello che stiamo per fare. Si. Lasciamo i due amanti nel locale con i loro pensieri. Lasciamo il venditore ambulante. Lasciamo gli stranieri con le loro risate e Mr. Margarita tra le pagine del suo fumetto. Lasciamo camerieri e cameriere. Ecco…la mancia. Tenete. Attraversiamo le mura. Pietra, calcestruzzo, malta e pezzi di scarto. Tutto. Verso l’alto. Builder c’accompagna. Ali. Mettiamo le ali e no…la redbull non centra niente. Vai Rithma, vai così che sei forte! Sempre più in alto fino a toccare le stelle. Stelle. Per la precisione una. La stella centrale della cintura di Orione. Alnilam. Questo è il nome. Più che una stella sembra un buco…si è un buco. Che ne dite? Ci guardiamo dentro? Dai. Vado per primo…ok? Ci stanno due ragazzi, un maschio e una femmina. Stanno parlando. Sembra che si dicano:

“Amore hai una penna?”
“No!”
“Cazzo!”











sabato 17 marzo 2012

Ep. 5 - Ma non è questo il giorno!

Dove sono? Ah si.
Cazzo. Odio questo posto.
Università.
Diavolo. Che sto facendo? Cazzo…esame. Si. Esame. Sto aspettando che questo fottuto esame…inizi. Cazzo, cazzo, cazzo.

“Chi sono io, Gamlin?”
“Sei il nostro re, sire.”
“E vi fidate del vostro re?”
“I tuoi uomini, mio signore, ti seguiranno…

…verso qualunque sorte.”

Ok. Ragioniamo. Sto qui. Seduto. Il libro aperto in mano. Pagina…pagina…centonov…duecentonovantasette.
Argomento? Cazzo leggi.

“…verso qualunque sorte.”

Enfiteusi. Enfiteusi. Che cazzo è? Diritti reali…reali di godimento. Enfiteusi. Porca troia non ricordo un cazzo. Che cazzo di esame è? Privato…diritto privato. Cazzo. Dove cazzo è tutto lo studio fatto? Porca puttana.

“Dove sono il cavallo e il cavaliere. Dov’è il corno che suonava. Sono passati come pioggia sulla montagna. Come il vento nei prati.”

Mesi e mesi a studiare e non ricordo un cazzo. Giorni passati su questi maledettissimi libri. Con la testa che tramontava e gli occhi che confondevano il bianco e il nero. Vaffanculo. Un cazzo.

I giorni sono calati ad ovest, dietro le colline…nell’ombra.

Perché non ricordo niente cazzo? Perché? Ok. Pagina a caso. Di nuovo. Vai. Pagina cinquecentotredici. Vizi della volontà.



Niente.

Cazzo!

Come siamo giunti a questo?

Obiettiva rilevanza dell’errore. Essenzialità dell’errore. No. Niente. Non ricordo un cazzo. E certo…Obiettiva rilevanza dell’errore. Rileviamo.
Errore: non ho studiato.
Vaffanculo. Porca puttana che angoscia. Perché cazzo devo vivere tutta questa fottutissima paura.

Fratelli miei.. vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore!... Ci sarà un giorno, in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza…

CAZZO! NON RICORDO UN CAZZO. VAFFANCULO…porca puttana….come cazzo faccio?

…ma non è questo il giorno!

E no ce la devo fare. Cosa? cos’è quello? Chi cazzo…ma che fa gioca con l’iPod? Ma che cazzo fa? Cazzo io ho un fottutissimo esame. Sto qui che mi cago sotto e quello accanto a me gioca con l’iPod. Ma poi che cazzo me ne frega a me? Pagina seicentocinquantaquattro. Risoluzione per impossibilità sopravvenuta. Niente. Vaffanculo.

Ci sarà l'ora dei lupi... E degli scudi frantumati quando l'era degli uomini arriverà al crollo…

“Tocca a lei!”
“Si eccomi” Cazzo. CAZZO. CAZZOOOOOO

…MA NON E’ QUESTO IL GIORNO!!!

Ecco. Ora? Che faccio? Scappo? Che cazzo faccio? Dio santo. Non ricordo un cazzo. Cristo. Che cazzo faccio?

Quest'oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra! V’invito a resistere…


UOMINI DELL’OVEST…


“YEAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”


“Mi scusi…ma che sta facendo? Strilla in un aula? Per giunta durante un esame? Ma vuole essere bocciato?”

venerdì 16 marzo 2012

Ep. 4 - il Tempo di uno Sbadiglio

Luna.

Cratere Giulio Cesare. Ad ovest del Mare della Tranquillità. Base ARMS129.

Mi annoio.

Da qui posso vedere la targa.

Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 d.C.
Siamo venuti in pace, a nome di tutta l'umanità.

Praticamente identica a quella di Kubrick.

Mi annoio.

Ok. Ora del controllo. A chi tocca? Due sezioni. Sezione USB01 e ADB05. Perfetto. Vediamo cosa accade sulla terra.

Sezione USB01. Due uomini. Stanno litigando. Lui maschio bianco, sulla trentina. L’altro sempre maschio, sempre bianco, sempre sulla trent..no, vent’anni. Li porta male.
Proviamo col sonoro. Modalità audio. ON.

“Allora siamo d’accordo? Io sto qui. Fermo. E tu mi dai un pugno!”
“Ancora non ho capito il motivo di tutto questo.”


Ok. Audio da migliorare. Ma ok. Annoto. Quindi non stanno litigando. Proviamo l’altra.

Sezione ADB05. Un uomo e una donna. Lui, maschio, nero. Avrà si e no 18 anni. Sdraiato su un divano. Lei, donna, bianca. Cinquantina. Seduta su una sedia. Cristo ho beccato una seduta psichiatrica.
Modalità audio. ON.

“Lei capisce…non so perché. Ma l’ho fatto!”
“Senta. Le racconto una barzelletta: allora ci sono questi due topi in una scatola di Skinner.
“Cos..che diavolo è una scatola di Skinner?
“Giusto…lei non lo sa. Allora una scatola di Skinner…”


Audio perfetto. Annoto. Dio che noia. Mi prendo un caffè.


Sezione USB01.
“Stiamo qui. Sono anni che ci trasciniamo in questa merda. Cerchiamo e non troviamo. Sai perché? Perché cerchiamo all’esterno.”
“Ah si giusto…quindi dovremmo invece cercare dentro di noi, no? Si ma questo cosa diavolo significa con il pugno?”
“Hai trovato lavoro l’altro giorno. Cosa hai sentito?”
“Nulla. Tranquillità ma neanche troppo.”
“Vedi? Cosa mi hai detto che è accaduto il primo giorno di lavoro?”
“Ah si. Diavolo. Stavo lì che cucivo. E il capo dietro ad urlare ‘Più veloce! Più veloce!’. Vaffanculo, penso io. Vado veloce. Veloce. E poi mi si infila quell’ago tutto nel dito. Dio che dolore. Avrei voluto uccidere il mio capo.”
“Visto? Dolore. Qualcosa ti tocca dentro e tu finalmente senti qualcosa. Dolore. Ecco perché mi devi dare un pugno. Ho bisogno di sentire uno stramaledetto qualcosa cazzo.”

Sezione ADB05.

Comportamentismo. Questo voleva dimostrare il signor Skinner con le sue scatole e i suoi topi. Mette questo topo nella scatola. La scatola ha un pulsante che fa venire un po’ di cibo nella scatola. Il topo spinge accidentalmente e sbem. Cibo. Mangia e non capisce. Caso. Preme. Sbem. Cibo. Capisce. Allora preme di nuovo e di nuovo e di nuovo. Skinner prende e leva il topo dalla scatola. Comportamentismo dimostrato. Le nuove consapevolezze contro cui sbattiamo per caso influenzano le nostre azioni. Sbem. Cibo.”
“Capito. La barzelletta?


Questo caffè fa schifo. Mi manca la terra. Mi annoio.

E a quanto pare anche quel negro lì.

ADB05.
“Ci sono questi due topi in una scatola di Skinner. E uno dice all’altro: “Guarda sono riuscito a condizionare quell’umanoe l'altro: "...no! non ci credo...!" e l'altro di risposta: "ti dico di si! ...ogni volta che premo quel pulsante lui mi dà del cibo"



A giudicare dal volto del negro…si sta per addormentare.


3,2,1 partenza….. Ffffffffsssssssssssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhhhhh


USB01.
“Ok. Allora ti do questo maledetto cazzotto. Dove lo vuoi? Spalla? Braccio?”
Volto! Pieno Volto. E mettici tutta la potenza. Dritto. Sul naso!”
“Cosa? Ma sei scemo? Ti spaccherò il naso…Sei sicuro?”
“No. Sicurezza? No. Solo dopo il pugno lo sarò. Forse.”
“Ehm…ok…allora vado?”
“Vai!”


Fffffffffffffffffffffffffsssssssssssssssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhh



Un cazzotto? Dritto in faccia? Dio questo caffè fa proprio schifo. Perché diavolo si sta facendo dare un cazzotto? Tutto per sentire qualcosa? Il senso della sua vita? Tutta merda. Come questo caffè. Cos’è? Hai bisogno di sbattere contro qualcosa per sentire la tua vita? Deve accaderti qualcosa di brutto per riuscire a vivere il bello? Hai bisogno di farti male per riuscire ad ottenere lo stimolo per vivere?  Coglione. E quel negro? Seduta psichiatrica. Parole di vita. E si annoia. Si addormenta quasi.

ADB05. Modalità audio. On.
Rumore del caffè pronto. Bacchetta di plastica. Girare. Lo zucchero si scioglie nel vortice di caffè. Pronto.
“Vuoi un caffè?”
“Cos..cosa? ah si grazie! Diceva!”
“Dicevo…lei ha subito un influenza dalle azioni altrui, e non lo riconosce perché non considerava minimamente quel contesto. Pensava, insomma, che fosse fuori da quella scatola di Skinner. E invece lei è esattamente come quel topo…”

Fffffffffffffffffffffffffsssssssssssssssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhh

 


Caffè. E niente…si perde. Ha proprio lo sguardo di un negro che si perde. Non ascolta. Caffè e non ascolta. Quell’altro sta per prendere il cazzotto. L’idiota. Pronto ad un ondata di dolore? SBEM, eccolo. Si. Si percepisce il dolore. Il negro dorme, il bianco soffre.

Fffffffffffffffffffffffffsssssssssssssssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhh

 

Eccolo là che soffre. Le lacrime. Cazzo vedo le lacr..
.

Fffffffffffffffffffffffffsssssssssssssssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhh


Che cazzo è questo rumore? Viene da sud.
Disturba. Annoto. Localizzazione attiva.
Sezione NPS00. Identific…

Fffffffffffffffffffffffffsssssssssssssssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhh


Cazzo sempre più vicino. Che diavolo è?

USB01. “Cazzo! Che cazzo di dolore. Porca puttana!!
ADB05. “Ohi, mi stai ascoltando?”
NPS00. Fffffffffffffffsssssssssssssssssshhhhhhhhhh

CH…CHE MERDA...UN RAZZO…CAZZO E’ UN RAZZO. CAZZO!!

USB01. “Beh me l’avevi detto tu. Non ce l’avrai con me, vero?”
ADB05. “Cosa? Eh…si! Certo che l’ascolto. Certo! Continui.
USB01. “Sta zitto!!”

CAZZO. ECCOLO. ALLARME. BOTTONE D’ALLARME. CAZZO. TARDI. TARDI. TROPPO TARDI.

NPS00.                   Fsh


ADB05.    Il negro sbadiglia.

martedì 13 marzo 2012

Ep. 3 - Un assaggio di Primavera

Ciao ragazze!!

Scusate l'assenza ma sono stata piuttosto impegnata tra università e lavoro,ma eccomi qui...con un nuovo post outfit! Amo i post outfit!

Domenica mattina avevo programmato una giornata con il mio ragazzo e vista la splendida giornata di sole siamo riusciti a fare una splendida passeggiata! Amo le passeggiate.

La mattina ci siamo incontrati per le 11 e siamo andati a fare un brunch al centro di Roma! Siamo andate in un posto molto carino di nome “Jack Rabbit’s Brunch”. Abbiamo preso una caraffa di succo di arancia insieme, Omelette al prosciutto e formaggio io, con contorno di insalata mista e pane all’avena, e il mio ragazzo, che a proposito si chiama Rudi, ha preso due uova al tegamino accompagnate da un muffin, stile inglese, e un misto di verdure grigliate.
Ragazze da oggi a dieta, perché non ci siamo fermati lì. Per la gioia della nostra bocca e a scapito di un portafoglio sempre più vuoto ci siamo riempiti di dolci. Amo i dolci.

Per iniziare Cookies, tanto per rimanere American Style… Poi Rudi ha preso una morbida torta a base di cocco e scaglie di cioccolato bianco, mentre io, ancora più golosa (ancora di più? Ihihih), mi sono letteralmente ingozzata con un trionfo di cioccolato all’interno e all’esterno. Amo il cioccolato.

Successivamente, dopo aver mangiato tantissimo e benissimo, siamo andati a fare una passeggiata in un parco dove ne ho approfittato per farmi scattare un po' di foto! Amo farmi le foto.

Per la giornata ho scelto un outfit molto primaverile...ho indossato degli shorts neri, calze nere trasparenti con disegnati dei cuoricini, una maglietta a maniche corte nera con particolari in pizzo, un blazer fucsia abbinato a scarpe con tacco altissimo color fucsia!

Amo il fucsia.

Rudi ha cominciato a farmi delle foto stupende. Una sotto l’albero. Il sole che entra a tratti tra rami. CLICK!

Una vicino al laghetto. Guarda i pesci…sono stupendi. Amo i pesci. CLICK!
Una seduta sull’erba. Le dita che sfiorano il verde. Amo la natura. CLICK!
Una mentre lo guardo. CLICK! Con la gamba sinistra alzata dietro. Sapete come quando due innamorati si baciano nei film d’amore. CLICK! Gamba alzata, la tengo con la mano per il tacco. Mi levo la scarpa. CLICK! Mentre cammino verso di lui. CLICK! Ammicco sensuale, e mi avvicino con il tacco in mano. CLICK! Do un bacio in telecamera. CLICK! Alzo il braccio col tacco. CLICK!

E poi affondo il tacco dritto dritto nella sua gola, trapassando laringe e trachea da parte a parte. Il sangue schizza sul mio volto e sul blazer fucsia. Peccato. Amavo il mio blazer.

Tra i gorgoglii di Rudi la macchinetta fotografica cade.

Donna che tenta una tracheotomia glamour con un tacco fucsia 12.

CLICK!



   18 commenti:

1- LucyFashionist89 scrive:
   Ma avevi collane o braccialetti? O non avevi nulla? Bel blog.

2- It's All a Fuckin' Joke scrive:
   Ho visitato il tuo blog, ricambi?
                       
                     
                           .   .   .


(grazie per la collaborazione di http://ladysallthethingsilove.blogspot.it/ )

sabato 10 marzo 2012

Ep. 2 - Lo Sfiorato

ALDIQUA’ JACK DANIEL’S


Questo è un porno

“Si! E allora?”

“Ma dai, levaaa!”

“Cosa? Perché? Guarda…va che porca!”

“Tu sei un idiota! Ma ti pare normale? Mi chiami, mi fai venire qui e mi fai vedere un porno? Tu sei scemo!”

“Aaah ho capito qual è il problema… vuoi far finta? Ok giochiamo…”

“Cos..?”
“Si! Un porno. Oh mio dio. Qui c’è un porno. Oh mamma mia. Dio aiutaci. Vienici a prendere, salvaci da queste fetida terra di sesso animale e pervertiti e portaci via.”
“La smetti? Con questa vocina effeminata sei ridicolo!”
“Dio posaci qui…”
“Smettila”
“Qui nella terra degli ipocriti!”

“Ipoc…ok! Senti…vuoi un discorso serio? Beh non posso fare un discorso serio di ipocrisia e moralità, di Dio e relazioni mentre quella se la fa leccare da un cane! Quindi vuoi parlare? Parliamo…ma spegni quella merda!

“Ok. Ma sei un ipocrita. Sai quanta gente guarda i porno? Il 25% delle ricerche su internet…il 25% delle persone che scrivono su Google…cercano “Milf, Blowjob, FootJob, Teen”, capisci? Sai di quel 25% quanta gente lo ammette? Nessuno. Ipocriti. Sai quante donne vedono il porno?”



…questa discussione non vi interessa…e ora…non interessa neanche a me. Quello…quello è un mio amico. Un malato. Ma ora non mi interessa. Ora sono qui…su questa strada, su questa Mustang del ’67. Cazzo è un film. Forse. Magari non sono nemmeno qua. Magari me lo sto immaginando. Beh la mia immaginazione a volte mi fa capire molte cose della mia vita.

Sai un poco il colpo, lo spavento…fanno il resto.

Insomma la Mustang correva. Io stavo dietro. Davanti guidava qualcuno che conosco. Penso. La strada? Libera e lunga. Il vento in faccia. E in mano? Una bottiglia rettangolare piena di whiskey del Tennessee buonissimo. Oro liquido. L’inferno nella gola. La Mustang va.

ieri sera io guardavo le ballerine mezze nude
ora un attimo e rischiavo di rimaner paralizzato
e allora cosa ho imparato dico che cos'ho imparato

Ok. dov’eravamo? Alla donna vicino a me. Ah no alla bottiglia. Beh accanto a me c’è una donna. Non…non mi ricordo il nome. È mora. Mi bevo un goccio. La guardo. Sento qualcosa. Per lei? No. Ma questo vento cazzo… Più veloce. Ancora più veloce. Sempre più veloc..ehi…aspetta…che cazzo ci fa un semaforo su questa strada. No. No cazzo un semaforo no. Non può essere. Vabbè è verde. No cazzo è giallo. Rallenta. Cazzo rallenta è giallo! Porca puttana….Rosso…fermati cazzo è Rosso.

una macchinina un pò brutta pum pum pum mi viene addosso

Ok. Riassumiamo. Macchina? In aria. Piegata. In diagonale. Ferma. In aria. Alla guida? Il mio amico ha la testa dritta sul volante. Occhi spenti. Dolore. Sangue. Accanto a me, la donna? Non c’è. Non c’è più. Io? Spaventato. In aria. In diagonale. Fermo. In aria.
Davanti ai miei occhi c’è la bottiglia. Ferma. In aria.  Il whiskey dorato fluttua nel parallelepipedo di vetro. Ok. Riassumiamo.

e allora cosa ho imparato dico che cos'ho imparato

Studio. Cosa? Architettura. Il mio più grande desiderio? Progettare. Costruire. Qualcosa di grande, firmato: me! Volevo essere l’autore di una meraviglia. L’artefice della mia felicità. Dio creatore di una stupenda gioia. Architettura? Palazzi? No. Volevo lei. Volevo una famiglia. Volevo fare una famiglia…con lei. E invece? Whiskey dorato accanto a una troia. Volevo dei figli. Volevo giocare a baseball con mio figlio. Gridare “ehi campione” al mio piccolo miracolo e godere del sorriso di mia moglie. E invece? Mustang del ’67 sulla strada in mezzo al Canyon. Volevo il respiro di mia moglie mentre mi baciava davanti all’altare. E invece? Il vento in faccia mentre Jack Daniel’s mi fa l’unzione degli infermi con alcool del Tennessee.
Jack Daniel’s. Perché questa bottiglia sospesa nel vuoto? Perché ora? Perché sono qui?
Aspetta…cos’è? Il riflesso sulla bottiglia. Vedo la macchina. Quella che mi è venuta addosso. Quella.
Alla guida? Lei!

Dio mi ascolti? Se esiste vita dopo la morte. Perdonami. Se la reincarnazione è reale. Ti prego. Voglio appartenere a lei. Se esiste redenzione, voglio innamorarmi di nuovo di lei. Se tutto questo non è reale, voglio ricominciare da capo. Voglio vivere.

Viva la vita, viva l'amore, viva il tuo sapore
viva ogni istante e viva ogni momento e ogni passaggio
e ogni varco, ogni raggio, ogni soffio di vento,
viva anche l'inverno e viva il tramonto
e viva ora l'estate che ha portato l'estate
e viva l'immenso che mi porto dentro.