martedì 17 luglio 2012

Ep. 10 - Hanno ucciso l'uomo ragno, ed io ho la nausea.

Il mio problema è sempre stato di essere un prodotto di nicchia. Di nicchia anche per me. Nel senso che manco io riesco e ho voglia di leggermi, sia quando scrivo...che quando non scrivo. Ma il vomito diventa sempre più acido se lo mantieni in bocca, se lo trattieni. E anche se stare lì con la testa chinata sulla tazza del cesso, con le immagini di tutte le volte che ti ci sei appoggiato con il culo su quella tazza (creando un nesso logico faccia-culo che ti fa incazzare ancora di più), anche se questa umiliazione ti distrugge...non puoi fare a meno di liberarti e...giù come un rubinetto rotto. Si, in quella melma verde, arancione (ma che cazzo ho mangiato?) non ti ci riconosci, non riconosci il tuo pane quotidiano! Ma stai bene: dovevi farlo!
 
La metafora è un pò forte ma il pulp mi è sempre piaciuto un casino: un armonia di truculento spirito di freddezza e cinica esposizione del reale.
Scusate ho un po' di nausea.
 
L'altro giorno ho visto il nuovo film in salsa Nolan dell'UomoRagno. Il reboot. Insomma quello dove ricomincia tutto da capo. La visione ha risvegliato in me riflessioni su questo amichevole arcnandro (come lo definiscono i Cavalieri Inefficaci, nella loro cover in stile Petrarca 'trucidaron l'aracnandro') riscoprendo una notevole vicinanza emotiva con il giovane Peter. Ora tutti sanno che dietro ad ogni supereroe, o almeno quelli di una volta, i classici, c'è una filosofia adulta e la loro intera vita è una riflessione sulla vita stessa nei suoi vari aspetti. Galeotto fu Tarantino nel suo "Kill Bill volume due" per la sua riflessione sulla filosofia di Superman, che altri non è che la vera natura dell'uomo d'acciaio a differenza di Clark Kent che rappresenta invece la sua critica alla società umana e all'uomo medio, goffo, distratto ed impacciato.
Ecco vorrei tentare con la presunzione di non riuscirci a tessere una simile riflessione sull'omino spararagnatele.
Il vero concetto dietro allo stupefacente Uomo Ragno sta tutto in un punto chiave della vita di Peter Parker.
Scusate ho veramente la nausea.
Andiamo lentamente.
 
Peter Parker è uno sfigato che pensa di non avere qualità. È l'uomo che si sottovaluta. L'uomo che non vuole credere in se stesso perchè non vuole in alcun modo assumersi la responsabilità che credere in se stesso causerebbe.
Il ragno che lo morde è la vita che ti sveglia a schiaffi in faccia. Uè Peter, vaffanculo, alzati da quel letto e fai qualcosa cazzo. Pensi di essere uno sfigato? Facile eh? Facile piangere da mammina che sei uno sfigato! Che poi la mamma manco ce l'hai! Vaffanculo Peter tu puoi arrampicarti sui muri! Si cazzo guarda. Ora sei talmente potente che puoi arrampicarti sui muri. Le scalate, sociali e non...saranno una cazzata per te!
Eh no. Non bastano i poteri al povero Peter. Lui sta lì che scopre le sue potenzialità solo soletto nella sua camera, come se scoprisse di avere una durata invidiabile in un rapporto sessuale masturbandosi davanti ad un computer!
Il danese Søren diceva:
«Non c'è nulla che spaventi di più l'uomo che prendere coscienza dell'immensità di cosa è capace di fare e diventare.»
Che nausea del cazzo.
 
Ed il momento chiave ragazzi miei non è ancora arrivato. Eh no. Perché il momento chiave di tutta la filosofia dell'arrampicamuri arriva nei nostri schermi con un sonoro BANG!
Zio Ben è morto ragazzi. Zio Ben è morto...perchè il buon vecchio Spiedey qui non si è preso le sue responsabilità.
Eccolo il momento chiave. Radicato senso di colpa. Se fosse benzina sarebbe un tipo di benzina che ti basta un pieno solo in tutta la tua vita e la macchina non resterebbe mai a secco. Benzina perpetua, ma ad un costo esorbitante. Un prezzo impagabile. Il senso di colpa. Ah che cos'è il senso di colpa. Praticamente da zio Ben in poi tutto ciò che fa l'uomo ragno è per senso di colpa! Tutto. Ecco cosa c'è dietro a "The Amazing SpiderMan", dalle edizioni Corno al reboot del 2012, passando per Raimi, l'Ultimate e l'uomo ragno negro: il senso di colpa.
 
Ragazzi io sono cresciuto. Come l'uomo cresce. Il senso di colpa lo si interiorizza. E sapete perché? Perché è una responsabilità, e le responsabilità si devono prendere. L'uomo ragno si ferma lì, al senso di colpa, agisce per esso. L'uomo va oltre, si assume le responsabilità...che derivano dalle sue potenzialità. E questo zio Ben gliel'aveva detto a Peter. E l'uomo ragno, quello dentro di noi intendo, lo doveva ancora capire quando l'hanno ucciso. L'uomo ragno intendo, non zio Ben. E stiamo attenti che tra un po' uccidono anche l'uomo. Punto.
Questa nausea mi distrugge.