venerdì 27 dicembre 2013

Per i 21 anni di mio cugino!

Un attimo ed è tilt. Praticamente 21 anni. Uno specchio e una cravatta.

Tra qualche minuto prenderò la mia nuova macchina. Mia perché ho facoltà di guidarla, non certo perché l’ho comprata io, a mio nome. In realtà…è dei miei. Dei miei. Coloro che mi hanno donato una vita. Una vita che batte il suo ventunesimo rintocco tra qualche secondo, o minuto o qualunque altro frazionamento temporale. Quello che volete.

 21 anni e il tempo accelera, poi si ferma, poi riparte a quattro velocità, scali la marcia ed è un attimo di vita in più. I miei che mi hanno donato una vita, e ora mi hanno donato anche una macchina (anzi la facoltà di guidarla) con cui cavalcare quella strada esistenziale piena di bivi, ostacoli e autostoppisti.

Su questa strada ne ho incontrati di bivi. È difficile, e so che cado nella banalità, riuscire a prendere le strade giuste senza navigatore satellitare. Me ne è stato regalato uno, di navigatore intendo. Si attacca ad un satellite particolare: è a forma di croce, ironico. Per scegliere la strada giusta seguo una croce, quattro strade che si intersecano. Eppure funziona.

Davanti allo specchio mi sto mettendo la cravatta. Una cravatta molto particolare. È stato difficile sceglierla ed ora è ancora più difficile metterla. Devo ricordarmi tutti i passaggi sperando in un risultato ottimale.

Su questa strada ne ho incontrati di ostacoli. Quanti hanno tentato di fermarmi, e quanti ci stavano per riuscire. I miei ventun anni stessi stavano per iniziare con la marcia sbagliata, una marcia senza macchina. Poi sono arrivati i miei, e mi hanno donato una macchina, la macchina, una vita, la vita. Ventun anni dopo sono ancora qui, a guidare come un matto, col vento tra i capelli…e un baffo niente male. Ma barbieri a parte, gli ostacoli dicevo…sono stati tanti. Scuole, esami, fallimenti, università. Eppure sono ancora vivo. Eppure sono ancora qui, e in fin dei conti i miei ventun anni hanno un buon sapore. Se volete provate ad assaggiare, credetemi…non sono male!

La cravatta è ben messa, ma cazzo quanto stringe. Dio, non respiro. E l’immagine paonazza del mio volto color rosso cremisi non aiuta neanche un po’, ehi qualcuno mi aiuta?

Su questa strada…sto ancora cercando l’autostoppista giusta. Quella che mi accompagnerà per i prossimi caselli, che magari tira fuori pure qualche spiccio che io qui sto finendo i soldi su questa autostrada. Quella che se sono stanco prende la guida della macchina lasciandomi riposare giusto il tempo di recuperare le forze. L’autostoppista che mi racconta la sua storia come antica melodia mentre la statale scorre sotto le ruote ed ascoltarla non è che un piacere. Quella con cui discutere, anche animatamente, perché ho preso la strada sbagliata al bivio, ma che mi fa tornare sulla rotta giusta sfiorando amorevolmente la mia mano mentre cambio la marcia. L’autostoppista che mi sorride quando mi trovo di fronte ad un ostacolo e con forza gira il volante al posto mio, proprio all’ultimo, quando pensavo di prendere in pieno lo scoglio, vira all’ultimo istante con violenta astuzia e subito dopo, mentre la macchina va, di nuovo libera, sulla strada…ride…ride fragorosamente…e rido anch’io.

Sto ancora cercando quell’autostoppista. L’Autostoppista Giusta.

Non respiro. Questa cravatta è troppo stretta, veramente. Qualcuno mi aiuti. 21 anni e non riesco a respirare più. Non voglio morire, aiutatemi. Questa cravatta mi soffoca ed io sono in tilt. Mi soffoca, come mi soffocano i bivi, come mi spezzano gli ostacoli…mi soffoca come la ricerca dell’autostoppista. Questa cravatta mi soffoca come ho paura mi soffochi la vita. Dovrebbero fare una legge contro le cravatte, che in questo modo governeranno la terra. Uccideranno gli uomini. Dovrebbero inventare un’arma contro le cravatte. Un’arma…che fermi le cravatte.

TANTI AUGURI EMANUELE, CUGINO, FRATELLO MIO. PER I TUOI 21 ANNI, VOGLIO REGALARTI QUELL’ARMA!