venerdì 31 maggio 2013

Ep. 17 - La Lumaca (ovvero forse ho bevuto troppo per scrivere chiaro)



Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno.

Questa è una citazione di Herman Hesse...e questo lo so non per cultura personale ma perché appena l'ho sentita in tv, citata da un coglione qualunque, l'ho subito tradotta in pixel sociali, direzione: web, e ho ricevuto all'istante la risposta del secchione di turno: "è di Herman Hesse"! Grazie per l'informazione! Aspetta che l'aggiungo nel taccuino delle cose che non me ne frega un cazzo.

Tornando a noi: c'è chi ha colto in questa massima lo scorrere del divenire, l'inesorabile trascorrere del tempo che avanza sulle macerie delle consolidate consapevolezze! O almeno così ho letto su YahooAnswers che tanto qualunque cosa chiedi nell'etere c'è sempre qualche idiota che l'ha chiesto prima di te. La prima parola che mi viene in mente è nepotismo, non la parola giusta...ma di certo è adatta!

Io ho violentato Hesse con le sue parole solo perché questa sera, sarà giusto o meno...l'orologio ha segnato l'ora esatta!
Esatto. Preciso. Come in un film...dove le scene sono studiate, le tempistiche delle battute, il giusto spazio per ogni personaggio. L'ora esatta.

Avete presente Babele? La famosa torre? No...non sto parlando di Pisa e della pendenza delle sue appendici! Basta con questa vanità sessuale della città toscana, che poi rischia che sul più bello scopre di avere problemi d'erezione: ok ce l'hai lunga e curva ma vai su qualunque sito porno, brazzers o altro, e vedrai sicuramente di meglio. Non sto parlando di Pisa: parlo di Babele! Leggermente più a Sud...per capirci!
Insomma avete presente? La torre che aspirava a toccare il cielo....

Cosa accade a chi tenta di toccare il cielo? Che cade nella completa incomunicabilità!

Che parolone. Incomunicabilità! Viene difficile pure a leggerla. Eppure è quella. Un muro. Uno spazio. Un vuoto dove le tue parole cadono nel vuoto.
A cercare di saltarlo, quel vuoto...si suda. A cercare di passare dall'altra parte...si soffre.
E questo più o meno l'abbiamo vissuto tutti. Quel momento di passaggio. Quel momento in cui vuoi capire...dall'altra parte che cazzo c'è? Ci possono volere anni.

Ed è questa la prima volta che l'orologio segna l'ora esatta: è vero...passare dall'altra parte è difficile, complicato, a volte anche impossibile. E quando hai capito questo...sei già un passo avanti.
Se credi alla storia degli arcobaleni e delle pentole d'oro alla fine dei colori...beh, quando hai capito che tu sei tu e non puoi cambiare, e non puoi ucciderti per passare dall'altra parte...è come se ti stessi facendo il bagno in quella pentola. Come Paperon De Paperoni. Questa è la prima consapevolezza: la prima ora esatta di un orologio scassato.
Poi.
Poi ti ricordi che siamo nell'era della rete. Nell'era della comunicazione a chilometri di distanza. Nell'era del web, dei social network, delle chat su internet: e capisci che per comunicare con l'altro mondo...non serve più saltare! Non serve più sudare. Esiste un ponte al di là della comprensione...che rende possibile la comunicazione con chi hai considerato estraneo fino a cinque minuti fa!
Poi.
Poi ti ricordi che siamo nell'era in cui quel vuoto fa paura, si...ma non abbastanza da non permetterti di costruire un ponte. Non abbastanza da non aprire la bocca e parlare. Non abbastanza da non permetterti di chiarire, di chiedere, di capire. Non siamo più a Babele. Ok...al cielo non ci siamo arrivati. Ok abbiamo esagerato. Ma smettiamola di guardarci in faccia e lamentarci del fatto che non ci capiamo. Proviamo ad imparare la lingua dell'altro. Proviamo a capirci. A capire. A comunicare. Proviamo a superare il "non abbastanza". Proviamo a farci pontefici dei nostri rapporti. E questa sarà la nostra ora esatta. La seconda.

Ok. Il passaggio tra un ora giusta e l'altra è di dodici ore. Un tempo lungo. Un passaggio pesante. Un passaggio tra la morte e la vita. Un passaggio lento...lento come una lumaca. E diciamolo, magari le lumache ci fanno anche schifo. Non quelle col guscio che appena le tocchi si ritirano in se stesse. Quelle che ci danno ribrezzo sono quelle nude, scoperte, che non possono nascondersi. Quelle. Quelle ci infastidiscono.

Non è facile capire che alla fine non è importante stare da una parte e dall'altra, ma che alla fine l'importante è incontrarsi sul ponte. Comunicare e non rimanere muto.
Non è facile. E per capirlo ci metti tanto. Vai lento. Come una lumaca.



La verità è che alla fine, saremo anche orologi scassati...ma quando il ticchettio dei secondi si avvicina all'ora esatta...la musica della vita ti esplode a tutto volume in una macchina...pronta a macinare chilometri e chilometri, su strade che non conosci.